Cos’è la giustizia riparativa in Italia?

Hai mai sentito parlare di giustizia riparativa? Sai di cosa si tratta e come funziona in Italia? Oppure conosci già l’argomento ma vuoi saperne di più? In questa guida lo Staff di Unicusano Benevento ti illustrerà tutto quello che c’è da sapere. Così, se magari troverai interessante questa branca della giurisprudenza, un domani potrebbe diventare anche il settore in cui andrai a lavorare.

Che cos’è la giustizia riparativa

La giustizia riparativa è una modalità di recupero in cui il reato è considerato in qualità di danno alle persone. Ne consegue che il reo ha l’obbligo di rimediare alle conseguenze del suo gesto, in collaborazione con chi ha subito il suo danno. Potremmo affermare che si tratta di un approccio che porta ad un generale ripensamento del sistema penale, perché reagisce al reato in modo non prettamente ritorsivo.

Infatti, secondo questo punto di vista, il reato diventa un conflitto tra esseri umani e, proprio per questo, è da risolversi con una partecipazione attiva dei soggetti coinvolti. La ricerca di una soluzione condivisa è il fulcro di questo sistema, che potremmo definire più partecipativo ed inclusivo.

Oltre la colpevolizzazione

In questo modo, chi commette un reato non è più solamente colpevole. Diventa piuttosto un agente, in negativo ma anche in positivo, perché capace di capire le sue colpe e di rimediarvi. La chiave di questa dinamica è il dialogo ed il confronto tra la/le vittima/e , l’offensore ed il suo entrourage di recupero, per dare così maggiori attenzioni alle parti coinvolte e completare tutte quelle dinamiche prettamente procedurali.

La persona diventa centrale nella giustizia penale. In particolar modo la vittima, che normalmente ha un ruolo subordinato ed eventuale. Così invece diventa principale destinataria del sistema giustizia, nonché coinvolta attivamente nel procedimento.

I punti fondamentali

Per riassumere, possiamo schematizzare gli elementi fondamentali di quella che in inglese è chiamata restorative justice in 5 punti.

  1. Il reato non è più semplicemente un qualcosa compiuto andando contro la legge. Diventa piuttosto un motivo che obbliga il suo autore a porre rimedio alla lesione che ha causato.
  2. Le parti sono considerate come soggetti portatori di istanze morali.
    Come detto, in questo modo si superano le impersonali dinamiche procedurali e sono considerati i bisogni dei soggetti coinvolti.
  3. Neutralità del luogo
  4. Coinvolgimento della comunità
  5. L’opportunità di dialogo è il mezzo fondamentale affinché si ricrei un equilibrio tra le parti.

Una prassi alternativa

La giustizia riparativa è una pratica alternativa. Non va interpretata come un qualcosa che ha lo scopo di negare o di ribaltare il sistema penale, quanto piuttosto quello di provocare una riflessione. Howard Zehr, uno dei suoi teorici, afferma che questo nuovo paradigma propone una sorta di equazione. Secondo questa, il crimine è una violazione delle persone e delle relazioni interpersonali, le violazioni creano obblighi e l’obbligo principale è quello di rimediare ai torti commessi. In una frase: to put right the wrongs.

Quando nasce la giustizia riparativa

La giustizia riparativa applicata nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni 80, dopo lunghi anni di dibattito sul tema della pena e sulla prassi penalistica americana. Ma in realtà le origini si fanno risalire a qualche anno prima, quindi vediamo insieme nel dettaglio quando nacque – almeno a livello teorico – questo sistema.

Una storia americana

È convenzione far risalire la sua “genesi” ad un esperimento tenuto in una cittadina dell’Ontario (tra Canada e Stati Uniti) agli inizi degli anni 70. Due educatori proposero ad un giudice che aveva condannato dei ragazzi per degli atti vandalici, di applicare una dinamica di “pena” diversa. Piuttosto che il solito programma fatto di studio, attività ricreative e colloqui psicologici, le intenzioni dei due erano quasi opposte. Suggerirono di sottoporre i giovani ad una serie d’incontri con le persone che avevano subito i loro reati. In questo modo, il loro recupero si sarebbe basato sul dialogo e su un chiaro impegno di lavoro risarcitorio.

La giustizia riparativa in Europa

Il metodo, identificato inizialmente con la semplice mediazione, si diffonde prima nel mondo anglosassone e solo in un secondo momento altrove. In questa prima fase, si tratta di una prassi espressa tramite pratiche, esperimenti ed iniziative senza alcuna reale base normativa.

In Europa però si presenta la necessità di trasformare in legge queste dinamiche. È la Germania, nel 1990, il primo stato ad introdurre questa misura nel procedimento penale. Seguiranno la Norvegia, la Spagna ed infine ci sarà l’istituzionalizzazione a livello comunitario. Prima con la raccomandazione del consiglio Europeo n°19/99, poi con la direttiva 2012/29/UE del Parlamento Europeo.

teoria riparativa

La giustizia riparativa in Italia

Nel sistema penale ordinario italiano esiste il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale. Quindi, sono poche le disposizioni in cui c’è la possibilità di mettere in pratica le dinamiche di cui abbiamo parlato finora. Principalmente si tratta di casi limitati agli ambiti del rito minorile o del processo davanti al giudice di pace. In generale, comunque, possiamo dire che siamo ancora agli albori di queste pratiche di giustizia riparativa.

Esistono però delle figure che si occupano di mediazione penale (quando possibile) tra le parti. Questi mediatori hanno il compito di ricostruire una connessione, facendo superare alla persona offesa la diffidenza nei confronti del reo. Promuovendo un incontro – confronto, dovrà essere in grado di far giungere le persone coinvolte alla consapevolezza che tutte loro, seppur in modo diverso, hanno diritti e doveri. Per questo si tratta di una figura super partes, che dovrà avere le giuste competenze in materia di risoluzione dei conflitti ed essere in grado di gestire l’incontro. Proprio per questo il suo linguaggio dovrà essere conciliatorio e sicuramente più “morbido” e semplice rispetto a quello di legali o giudici.

La mediazione penale in ambito minorile

Come detto, in Italia la mediazione penale trova applicazione principalmente in contesti in cui a commettere reati sono minori. Nell’ambito del processo minorile infatti, l’intervento penale è stato ridisegnato allo scopo di fornire giustizia senza ricorrere al processo. Il procedimento penale minorile è quindi fortemente improntato alla rieducazione e perciò la mediazione è uno strumento per valorizzare il recupero.

Sono numerosi i contesti in cui esperienze di mediazione penale minorile – nate anche in maniera spontanea ed affidate a soggetti volontari – hanno portato a risultati positivi. Se hai o vorresti ottenere una laurea in giurisprudenza (ma anche qualsiasi altra laurea specialistica) e ti piacerebbe lavorare in questo settore, iscriviti al Master di II livello in Agenzie educative, la famiglia e la scuola: le responsabilità civili e penali e la tutela del minore nell’era digitale.

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