Chi è il lavoratore autonomo: un identikit normativo
Vuoi iniziare a svolgere una professione come lavoratore autonomo, ma prima vuoi informarti a dovere? Stai leggendo l’articolo giusto. Lo Staff di Unicusano Benevento ha preparato per te un compendio sull’argomento. Leggi fino all’ultima riga, così riuscirai a farti un’idea su quello che ti aspetta e quindi a fare la scelta giusta!
La definizione di lavoratore autonomo
Come ben saprai, negli ultimi anni il mondo del lavoro è cambiato molto. In Italia, negli ultimi anni, sempre più persone hanno scelto di diventare un lavoratore autonomo, e intraprendere una carriera indipendente da un datore di lavoro. Sapevi che nella nostra nazione il numero dei lavoratori autonomi è molto alto ed il rapporto sul totale è tra i più elevati al mondo? Ma quindi, formalmente, di chi stiamo parlando?
Ecco chi è
Il lavoratore autonomo è colui o colei che sceglie di esercitare la sua attività lavorativa in proprio. Non è subordinato a nessuno, quindi è svincolato dagli obblighi che normalmente si hanno nei confronti di un datore di lavoro. Si rapporta direttamente con i clienti, oppure con coloro che gli o le commissionano un compito. A seconda della professione, può essere un libero professionista oppure un piccolo imprenditore (quando ha dipendenti a suo carico).
Tutta questa indipendenza rende il quadro generale decisamente affascinante. Già ti vedi a gestire in totale autonomia i tuoi compiti e a godere del tuo personale successo? Fai bene, in parte. Infatti diventare lavoratore autonomo è una scelta che comporta molti onori, ma decisamente anche molti oneri. Continua a leggere e scopri il quadro completo.
Caratteristiche generali del lavoro autonomo
Ogni stato (ma in alcuni casi anche regione) ha delle particolari normative a riguardo. In generale possiamo dire che, come in ogni aspetto della vita, c’è un rapporto direttamente proporzionale tra indipendenza e responsabilità. Hai mai sentito parlare di rischio d’impresa? Anche se la parola “impresa” può trarre in inganno, è qualcosa che riguarda anche il singolo autonomo.
Infatti il lavoratore autonomo non gode delle classiche forme di protezione dei dipendenti (malattia pagata, ritenute per un fondo pensionistico ed altre garanzie contrattuali) ma deve far fronte a tutto ciò in autonomia, per l’appunto. Senza dimenticare che prendendo questa strada difficilmente potrai contare su un’entrata fissa mensile stabile. Ed i colleghi – per quanto possano essere buoni i rapporti – saranno sempre dei concorrenti.
Una questione di scelte
Non vogliamo scoraggiarti: scegliere la strada dell’indipendenza lavorativa, come tutto, ha i suoi svantaggi ma anche i suoi vantaggi. Ciò che devi fare è mettere sul piatto della bilancia la tua libertà di scegliere quando, come e dove lavorare e tutto quello che ti abbiamo detto finora. Cosa conta di più per te?
La normativa italiana
La definizione di lavoratore autonomo viene data nel Codice Civile e lo descrive come colui o colei che si obbliga a compiere, a prezzo di un corrispettivo, un’opera o un servizio senza vincolo di subordinazione nei confronti di un committente.
I lavoratori autonomi hanno diritti specifici. I principali sono:
- non sono vincolati ad un determinato calendario lavorativo. Vuoi lavorare il sabato e non farlo di mercoledì? Nessuno te lo impedirà.
- non hanno un orario da rispettare. Sei un tipo nottambulo e ti piace lavorare al calar della sera? Puoi farlo.
- non esistono imposizioni gerarchiche. Per dirla all’anglosassone: Be your own boss!
- hanno totale libertà di decisione sulle proprie tariffe.
Come vedi, il piatto della bilancia sta tornando in equilibrio! Però non è oro tutto quello che luccica. Un lavoratore autonomo ha anche numerosi doveri e uno di questi è l’apertura della partita IVA e l’emissione di fattura.
La partita IVA
La partita IVA in Italia è una sequenza di 11 cifre che identifica un soggetto che esercita un’attività in proprio. È rilasciato dall’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate in cui viene richiesto al momento dell’apertura della posizione IVA, in base al Decreto del Presidente della Repubblica 404/2001.
La fattura
La fattura è un documento fiscale obbligatorio, emesso da un soggetto fiscale per comprovare l’avvenuta cessione di beni o servizi ed il diritto di riscuoterne il prezzo. In pratica, se apri la partita IVA, puoi ricevere un pagamento solamente se emetti una fattura. È importante compilarla nel fin nel minimo dettaglio e alcuni contenuti (come la data, la numerazione progressiva, la descrizione della prestazione, etc.) sono obbligatori. Da gennaio 2019, alcune categorie hanno l’obbligo di fatturazione elettronica.
Le riforme del lavoro ed il loro impatto sul lavoro autonomo
Anche la normativa sul lavoro autonomo, seppur in misura minore rispetto a quello subordinato, ha subito dei cambiamenti in seguito alle più recenti riforme del lavoro.
Il primo significativo intervento si ha con la Riforma Fornero. La legge n°92/2012 ha predisposto delle regole per tutelare i lavoratori autonomi che spesso nelle mansioni e nelle modalità di lavoro, avevano lo stesso trattamento dei dipendenti. Senza però poter godere di un vero e proprio contratto che li tutelasse.
Il Jobs Act del lavoro autonomo
Con il Jobs Act del lavoro autonomo vengono introdotte una serie di rilevanti garanzie a favore di questa categoria di professionisti. Le principali sono in termini di maternità e paternità. Infatti, viene riconosciuto il congedo parentale agli iscritti alla gestione separata dell’INPS per un periodo massimo di 6 mesi entro i primi 3 anni del bambino.
Allo stesso tempo è riconosciuta l’indennità di maternità alla lavoratrice autonoma a prescindere dall’astensione dal lavoro tra i primi due mesi prima del parto ed i 3 mesi successivi. Ma non è tutto. Gravidanza, malattia ed infortunio non possono più compromettere un rapporto di lavoro continuativo, ma permettono una sospensione di massimo 150 giorni per anno solare senza retribuzione.
Sicuramente la posizione di un lavoratore indipendente è più complessa, ma lentamente le tutele da parte dello Stato stanno progressivamente aumentando.
Lavoratore autonomo, ditta individuale o libero professionista?
Ad una lettura poco attenta, è possibile pensare che tra lavoratore autonomo, ditta individuale e libero professionista non ci siano reali differenze. Eppure queste tre categorie non sono equivalenti. Le differenze ci sono eccome, ed ora andremo a vederle insieme.
Ditta individuale
Una ditta individuale è caratterizzata dal fatto che l’imprenditore è l’unico responsabile della gestione dell’attività. Non esiste un minimo capitale d’impresa o particolari requisiti: è la forma giuridica più semplice per avviare un’attività, ma richiede l’iscrizione alla Camera di Commercio. Ad esempio, puoi sceglierla se vuoi aprire un negozio.
Libero professionista
Nel lavoro autonomo si distinguono due macro categorie: quella del lavoro manuale e quella della libera professione. Nel primo gruppo, rientrano ad esempio commercianti, artigiani, agricoltori-allevatori, mentre nel secondo tutti coloro che svolgono un’attività di tipo intellettuale.
In Italia per svolgere buona parte dei lavori che rientrano in questa categoria è necessario iscriversi ad un albo professionale. Ad esempio: se hai intenzione di prendere una Laurea in Giurisprudenza o già stai studiando per diventare avvocato, una volta superato l’esame dovrai iscriverti all’Albo degli Avvocati. Lo stesso vale per una Laurea in Economia ed il lavoro di commercialista.
Più in generale potremmo dire che gli articoli 2229, 2230 e 2231 del Codice Civile fanno sì che le libere professioni vengano suddivise in due macro categorie:
- libere professioni ordinistiche – ovvero quelle la cui iscrizione all’albo è prevista dalla legge. Se chi ne fa parte esercita in proprio l’attività, deve anche iscriversi obbligatoriamente alle casse previdenziali tenute dai propri ordini.
- libere professioni non ordinistiche – sono quelle che non hanno obblighi di associazione ma devono iscriversi alla Gestione Separata dell’INPS per una tutela previdenziale.
Ora che ne sai di più, hai preso la tua decisione?