Regime liberale: cos’è e quali sono le sue caratteristiche

Il regime liberale si fonda sulla dottrina politica del liberalismo, basata sulla difesa dei diritti individuali che devono essere difesi e garantiti dall’autorità pubblica. Ti sembra ancora troppo complicato? Continua a leggere e scopri insieme allo Staff di Unicusano Benevento tutte le caratteristiche del regime liberale.

Un passo indietro: quando e perché nasce il liberalismo

Il termine liberalismo risale ai primi del ‘900 ma l’origine della dottrina politica è ben più antica. I veri e propri teorici sono John Locke, Adam Smith e David Hume ma certamente le loro fonti d’ispirazione risalgono all’opera di filosofi greci come Sofocle o Platone. Questi teorici vissero tutti tra il XVII ed il XVIII secolo, un’epoca in cui gli ideali di tolleranza, libertà ed eguaglianza iniziano ad acquistare sempre più valore. La neonata classe borghese, stufa dei soprusi di un’aristocrazia e di un clero che per secoli hanno potuto governare sulla maggior parte delle persone senza alcun controllo, diventa perfettamente consapevole dei propri diritti.

Analizzando il pensiero di Locke, ritroviamo questo sentimento. Infatti, in quello che definisce “stato di natura” tutti gli uomini di una comunità percepiscono allo stesso modo i propri diritti di natura, cioè

  • vita
  • libertà
  • proprietà
  • salute

ed ogni individuo li difende secondo un proprio diritto punitivo ai fini di mantenere una convivenza pacifica. In ciò, lo Stato Civile è semplicemente tutore dei diritti individuali di ogni cittadino e deve limitarsi ad emanare leggi che regolino l’esercizio della forza del singolo. Per questo motivo, un’altra importante caratteristica del liberalismo è sostenere la necessità che i poteri dello stato vengano spartiti tra organi differenti, così che l’uno possa vigilare sull’altro affinché non ci siano soprusi.

Le rivoluzioni liberali

Sicuramente, dopo secoli di governi autoritari e leggi imposte dall’alto non fu semplice affermare i propri diritti sulle classi al potere. Per questo motivo con la diffusione sempre più capillare degli ideali liberali, fino alla metà del XIX scoppiarono numerose rivoluzioni, che vennero chiamate proprio rivoluzioni liberali. Guidate dalla borghesia benestante, il loro scopo principale era quello di ridurre lo strapotere monarchico a favore di un parlamento eletto, e di dotare lo Stato di una Costituzione super partes. Un esempio su tutte fu la Rivoluzione Francese.

Lo stato liberale

Le rivoluzioni portarono gradualmente all’istituzione degli stati liberali. La caratteristica fondamentale di questa tipologia di stato è la tutela delle libertà individuali dei cittadini con una Carta Costituzionale che prevede anche una divisione dei poteri dello stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) tra più organi differenti. Il primo esempio di documento redatto a limitare il potere monarchico fu la Magna Charta inglese, molto più antica dei concetti liberali. Ma è con la Rivoluzione Americana che nasce il primo stato liberale moderno, così come descritto nella Costituzione degli Stati Uniti in uso ancora oggi.

Lo stato liberale in Italia

In Italia lo stato liberale nasce nel Regno di Sardegna con la concessione dello Statuto Albertino nel 1848. Questo documento, voluto da Re Carlo Alberto di Savoia – seppur con le dovute modifiche – rimase in vigore fino alla promulgazione della Costituzione Italiana ben un secolo dopo. Le caratteristiche fondamentali erano:

  1. il monarca detiene il potere esecutivo e nomina i ministri che possono anche formare un Consiglio;
  2. il Parlamento detiene il potere legislativo. È eletto da coloro che hanno un determinato reddito e sanno leggere e scrivere;
  3. lo Stato deve garantire che i soggetti che operano sul mercato seguano le leggi dettate a riguardo;
  4. l’impianto legislativo non è basato regole religiose.

Il regime liberale oggi

L’evoluzione dello Stato liberale è la Democrazia Liberale, che oggi convive con uno Stato Sociale. Fondata anch’essa sul principio di separazione dei poteri dello stato, promuove e protegge i diritti e le libertà individuali. Una sostanziale differenza con lo stato liberale è la garanzia di un equilibrio tra la volontà della maggioranza e quella dell’individuo, dove trovano spazio minoranze politiche ed opposizioni che garantiscono un controllo della maggioranza.

Lo stato sociale

Lo stato sociale è una caratteristica dei moderni stati che si fondano sul principio di uguaglianza.L’evoluzione pratica della difesa dei diritti individuali propria del regime liberale si è tradotta anche nel fornire un sistema normativo che garantisca gli stessi diritti e gli stessi servizi per tutti i cittadini.  Esistono diversi modelli di stato sociale o assistenziale ed il regime liberale può essere considerato uno di questi.

Il regime liberale e l’assistenzialismo

Come avrai capito, secondo il liberalismo è l’individuo, o meglio il singolo cittadino, a determinare la sua condizione, positiva o negativa che sia. Detto in parole semplici, in un sistema dove tutti hanno le stesse libertà, lo stato non applica politiche assistenzialiste. Piuttosto, “premia” chi dimostra di essere meritevole. E ciò è vero anche in condizioni di indigenza. Nel regime liberale i diritti sociali del cittadino derivano da una sua dimostrazione dello stato di bisogno.

Quindi, chi ha bisogno dei servizi pubblici può accedervi in maniera gratuita, dimostrando però di non avere altre alternative. Per tutti gli altri cittadini, questi servizi sono acquistabili sul mercato privato: il classico esempio è la sanità, che in Italia invece è regolata da una legislazione sanitaria nazionale piuttosto differente. Pur basandosi su un’oggettiva “meritocrazia”, questo sistema crea un forte dualismo tra bisognosi e non. Come accade nei paesi anglosassoni: laddove il regime liberale ha visto la luce, ancora oggi è applicato sia a livello politico che sociale, senza particolari sfumature.

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